ERICE 

Fin dai tempi antichi fu sede di civiltà e miti; scrittori di ogni tempo ne hanno decantata la sua bellezza e la sua operosità.
Salendo ad Erice, dalla bellissima strada che da Valderice conduce sull'altipiano il visitatore si trova improvvisamente immerso in un ambiente in cui la natura e l'uomo hanno saputo conservare una pace monastica.
La cittadina appare, con le sue torri, le sue mura millenarie, le sue numerose chiese, le sue linde viuzze tortuose medievali, le sue folte pinete e il suo splendido panorama, che si dirada verso l'azzurro mare Tirreno, come un paese di sogno, dall'aspetto suggestivo ed affascinante.
L'origine di Erice si perde nel mito; il luogo fu abitato dai Ciclopi che furono maestri di quella architettura monumentale detta ciclopica, di cui sono testimonianza le mura ericine e quelle dell'antica Mozia. Le mura di Erice sono contrassegnate, nella maggior parte delle pietre, da lettere fenicie, quali marchi di fabbrica o di scalpellino esecutore, e si fanno risalire al secolo VIII a.c.
La denominazione della città deriva da Erice, figlio di Venere e di Bute, il quale costruì, nella rocca inespugnabile, la città fortificata e innalzò alla dea, sua madre un santuario celebrato da tanti scrittori e considerato per antichità e ricchezza fin più famoso di tutta l'isola.
Le celebrazioni in questo santuario diedero origine al culto della Venere Ericina, dea della fecondità e della bellezza. Quivi le sacerdotesse esercitavano la sacra prostituzione, comune ai popoli in epoca remota.
 
 


 

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